Marcus Winter Cap. XI

Pubblicato il da Jolly Roger

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Capitolo XI

È sera, sullo yacht le luci sono soffuse; intravediamo sul ponte Tunder e Gangboy.

Saliamo a bordo e domandiamo delle ragazze: gli uomini, senza fiatare, ci fanno cenno di andare avanti.Troviamo Erika e Dana con indosso delle divise da marinaio, di quelle classiche russe, con la canottiera a righe longitudinali bianche e blu e i pantaloni bianchi, stretti e che finiscono a zampa. Sono scalze, ritte sulle punte e si atteggiano a dive; abbracciate ci guardano sorridenti, puntando con le mani libere gli indici verso il cielo. Sullo sfondo, dalla prua, si scorgono le luci policrome delle navi che riflettono sull’acqua una rappresentazione impressionista, come un dipinto creato dalla percezione visiva. Un quadro da appendere nel museo delle emozioni. La variopinta scenografia è un brillante visual, all’interno del quale sono protagoniste le due donne. «Benvenuti a bordo!» pronunciano in coro. «Un benvenuto indimenticabile… trovi socio?» mi chiede Marc sorridendo, compiaciuto dalla gradevole accoglienza.«Posso dirti che non mi spiace per niente che tu abbia superato il muro del suono per arrivare prima… socio» rispondo condividendo la piacevole vista con Winter. Dove c’erano le sdraio dell’ozio è stato piazzato un tavolo rotondo e quattro sedie-regista di legno e tela. «Siamo ai vostri comandi!» esclama Erika, mentre con Dana ci fanno accomodare al tavolo apparecchiato e adornato con origami a forma di gabbiani e di navi a vela.«I gabbiani li abbiamo fatti noi, dietro la supervisione di Gangboy, mentre le navi, più difficilotte, sono una sua opera» ci illustra Dana.«Gang è sempre una sorpresa, non mi stupirebbe che riuscisse anche a lavorare a maglia… siete stati grandi!» afferma Marc rilassato.

Erika porta per me e Marc due aperitivi e afferra la mano dell’amica trascinandosela dietro.«Scusate… andiamo in cucina… torniamo tra poco, signori…» dice Dana sorridendo, mentre l’amica la trasporta con veemenza di là. «Sai, Marc, in questi giorni ancora non ho capito a chi appartiene questo yacht» dico a Marc. Vedo Winter per un attimo titubante di soddisfare la mia curiosità, poi inizia a raccontare: «Appartiene a un nostro finanziatore; un anziano riccone che confida nella nostra lotta. Conoscevo suo figlio. Un ragazzo che credeva in ideali molto vicini ai nostri. Un giorno Thomas, così si chiamava il ragazzo, andò in Brasile per occuparsi del recupero sociale dei ragazzini che vivono nelle favelas di Rio e lì scoprì la compravendita di organi, di cui erano vittime proprio i bambini che lui era andato ad aiutare. Facendola breve… si scontrò con l’AKEA, rimettendoci la vita Poco tempo dopo il padre mi venne a cercare, avendo saputo da alcuni amici comuni della mia occupazione, precisamente dai membri del progetto ARMED FOR LIFE. Da loro seppe che io lottavo contro gli stessi che avevano eliminato il figlio. Il vecchio mi fece un discorso franco, dicendomi che avrebbe messo tutti i mezzi per decapitare l’organizzazione che gli aveva portato via Thomas. Questo yacht è uno di quei mezzi, per quanto grande e magnifico possa essere, è e rimane solo un mezzo, non un lusso da sfruttare, così come tutto il resto; l’auto con cui siamo venuti qui, potente, magnifica, un vero sogno per le nullità, ma per me, per noi, buona solo per dare parvenza di rispettabilità; quella stessa parvenza di rispettabilità che è la forza dei nostri nemici. Al momento, questo è il posto più sicuro e va visto sotto quest’ottica. Mai affezionarsi alle cose, si finisce con il diventarne dipendenti».

Mi preme di soddisfare una curiosità dopo il discorso che mi aveva fatto Marcus su Dana e gli domando: «Dana cosa sa di tutto questo?».«Dana da ieri notte sa tutto di me» risponde Marcus, «le ho detto chi sono e cosa faccio finalmente, è stata come una liberazione dall’ambiguità e lei non ha cambiato una virgola su quello che pensava di me. Dana mi ha conosciuto mentre mangiavamo un panino di gomma all’aeroporto e mi ha sempre voluto per come sono. La vera bellezza di quella donna è la sua trasparenza, la sua semplicità; non è una raffinata bambola di plastica costruita in serie. Dana è magnifica proprio per questo». Tornano le ragazze, trasportano un grande vassoio d’acciaio dal coperchio semisferico; le due sexy cambusiere lo fanno atterrare al centro del tavolo come una sorta di disco volante, scoprendone il contenuto; un assortimento di cibo extraplanetario, alieno alla mia conoscenza, è messo in luce. Piatti elaborati con cura dalle due marinaie d’alto bordo.

Sono il gusto vezzeggiato dal peccato e metto a servizio ogni papilla al fine di esaltare i sapori; nell’armonia tra corpo e mente… e tutto il resto. Guardo Erika che osserva il vassoio ricolmo, soddisfatta del risultato. Dana ha i gomiti poggiati sul tavolo e con il mento basato sul dorso di una mano, sovrapposta all’altra, osserva Marcus che si serve dal piattone spaziale. La ragazza ha gli occhi stellati di gioia nel vedere il suo uomo, di fronte a lei, apprezzare la sua siderale arte culinaria.

Il cosmo ci dona le sue grazie, guardandoci dall’alto in questa sera senza luna.

Questi giorni per me e Marcus sono sempre più legati all’indeterminabilità del futuro, questo fa sì che ogni minuto sia vissuto con i sensi acuiti e le emozioni seguono violente. Ciascun istante è inciso in profondità su un disco interno, che la memoria custodisce; un testimone nel futuro di questa esperienza vissuta a ogni respiro. A fine cena siamo tutti un po’ alticci e Marc mette in diffusione canzoni da cantare a squarciagola. Un brano che ci fa saltare e cantare divertiti è Victoria’s Secret dei Sonata Arctica. La nostra piccola variante al ritornello finale è elettrizzante:

Dancing on the yacht and singing now

 You got away

You can reach the goals that you

Have set from now on, every

Day

There is no way you would go back

Now, oh no, those days are

Past

Life is waiting for the one who

Loves to live, and it is not aSecret…

 
Erika è la più dotata e ci accompagna con degli acuti micidiali, mentre noi siamo di fronte a lei, in formazione a catena, e saltellanti urliamo il riff. Ci ritroviamo distesi, ansanti e allegri, sul ponte, cullandoci sulle note di Nothing Else Matters, nient’altro ha importanza. Una botta di vita in questa serata piena e senza… Luna.

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